Viaggio nel backstage della settima arte

Sul ring, Martin Scorsese illustra a Robert De Niro dove andrà la sua macchina da presa e come i suoi gomiti seguiranno quelli di Bob mentre prende a cazzotti gli sfidanti per il titolo. Bob/Jack La Motta poi si siede nell´angolo a riprender fiato sullo sgabello: il sangue gli cola giù dal sopracciglio. Click. Così una fotografia memorizza le scene.

Oggi una cascata di malinconia e intuito mercantile le riporta in pubblico, con la mostra “United Artists” dedicata alla produzione realizzata nel Novecento dalla società americana nata nel febbraio 1919. In quattro firmarono il contratto: Charlie Chaplin, David Wark Griffith, Mary Pickford e Douglas Fairbanks. Dopo l´accordo, gli artisti dicono addio a Hollywood e danno luce a un nuovo team creativo. E quest´anno che si festeggia il 90esimo anniversario dell´incontro i megastore Feltrinelli e la 20th Century Fox Home Entertainment hanno ideato l´omonima mostra che girando l´Italia domani inaugura a Napoli nel negozio di piazza dei Martiri, dove ci sarà fino a domenica 28. Sospese una vicino all´altra staranno venticinque fra locandine originali e foto di set, a colori e in bianco e nero, per far risorgere retroscena di capolavori del cinema che istante dopo istante ancora ispirano le azioni giornaliere di persone normali o di addetti ai lavori. Perché si può solo restare muti davanti alla cicatrice sulla gota destra di Gregory Peck, che indossa il soprabito del capitano Achab e attende l´emersione dall´Oceano di “Moby Dick, la balena bianca” (1956). Si allarga un sorriso ammirato, dopo, osservando Peter Sellers/Clouseau e David Niven/Sir Charles che duellano a pistolettate ne “La pantera rosa” di Black Edwards (1964) e Woody Allen perduto in un parco pubblico dinanzi a un capezzolo gigantesco in “Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere” (1972).

Fa tenerezza addirittura il Sylvester Stallone sul nascere della saga del pugile “Rocky” (1976), nell´inquadratura che lo ritrae con un´inviata televisiva. Fa tenerezza perché il divo non ha la consapevolezza dello show business nel quale sta per sprofondare. Dustin Hoffman, seduto spalla a spalla con Tom Cruise in un frammento di “Rain Man” (1988) è concentrato mentre sotto le sue caviglie se ne va a zonzo un gruppetto di anatre bianche; ed è pensieroso accanto a Jon Voight nel primo piano di “Un uomo da marciapiede” (1969). Tra pacifismo e voglia matta di donne e canzoni il giovanotto Treat Williams, per il musical “Hair” diretto da Milos Forman (1979), danza in jeans e capelli lunghi su un tavolo al centro di uno sfavillante salotto borghese, a denunciare rammarico generazionale e inquietudine ereditaria. Sono titoli che non hanno limiti temporali, di genere, di copione. Storie non universali casomai, ma tanto umane, seppur spietate. Erotiche e di guerra. Di adolescenze e immigrazione. “West Side Story”, per l´appunto (1961) con una squadraccia di dieci ragazzi che passeggia furibonda per le strade di chissà quale quartiere. “Pelle di serpente”, di Sidney Lumet (1960), con un giovanissimo Marlon Brando sbarbato e affezionato all´arpeggio di una chitarra solitaria. Uguale a lui, ma in moto, dolente e divertente, Steve McQueen (1963) ripreso in un flash de “La grande fuga” di John Sturges. Regale, austero persino, è Elvis in uniforme, in uno scatto di “Frankie e Johnny”, lungometraggio ambientato su un battello che percorre il Mississippi. Tra pneumatici, alberi e rottami a pochi passi dal medesimo fiume Sidney Poitier (1967) appare nella città di Sparta per “La calda notte dell´ispettore Tibbs”, nel quale l´esperto detective viene accusato dell´assassinio di un industriale bianco.

Non spaventa, illumina, rintracciare Stanley Kubrick nelle trincee di “Orizzonti di gloria” (1957), i guanti di lana a scaldargli le dita, non un pelo di barba a differenza della sua scultura in vecchiaia. Le pupille meticolose, carrellata dopo carrellata sul campo di battaglia, quando fra i cumuli di terra sbuca Kirk Douglas che impugna la pistola. L´archivio non può avere stop, perciò la 20th Century Fox ha completato anche un dvd-box di 30 pellicole che istruiranno al senso speciale del cinematografo: storielle più o meno vere, indispensabili per sentirsi meglio nel mondo. Sia dopo aver visto “007 – Licenza di uccidere” sia dopo aver cantato in coro “New York New York” con De Niro e Liza Minnelli.

fonte la repubblica.it

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