I cantieri della metropolitana di Napoli di piazza Giovanni Bovio e di piazza Nicola Amore sono stati sequestrati dalla capitaneria di porto di Napoli che ha eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso il 23 dicembre scorso dal gip del tribunale di Napoli. In entrambi i casi è risultato che le acque reflue industriali provenienti dalle attività lavorative dei cantieri vengono scaricate nelle fogne cittadine senza autorizzazione. Dall’analisi dei campioni è emerso inoltre, spiegano gli inquirenti, il superamento dei valori limiti fissati dalla legge con la concentrazione di alcune sostanze pericolose per l’ambiente.
“Il sequestro dei cantieri – è spiegato in una nota a firma del procuratore della Repubblica Giovandomenico Lepore – è stato disposto in quanto è stato accertato che il cantiere di piazza Nicola Amore riversa i propri reflui nelle condotte pluviali che sboccano nello specchio acque di Calata Villa del Popolo nel porto di Napoli, mentre il cantiere di piazza Bovio immette le proprie acque di scarico in un collettore che si riversa nell’emissario pluviale “Marchese di Capodisola” che sfocia nello specchio acqueo di calata del Piliero Immacolatella vecchia nel porto di Napoli”.
Per l’ingegnere Antonello De Risi, direttore tecnico della Metropolitana di Napoli Spa il sequestro nasce da “un equivoco di fondo”. De Risi ha anche annunciato che sarà chiesto “subito il dissequestro, altrimenti si rischia un forte rallentamento dei lavori”. Sulla stessa llunghezza d’onda anche il vicesindaco Tino Santangelo, titolare della delega alle Infrastrutture. Per Santangelo sono state ritenute “acque derivanti da scarichi industriali quelle che invece provengono dall’emungimento delle acque di falda e cioè dai drenaggi necessari a mantenere costante il livello delle falde stesse, emungimento indispensabile per poter eseguire gli scavi”.