Tragica la situazione della Sanità, specialmente nei Vergini, che sotto l’inesorabile quantitativo di pioggia che sta cadendo in queste ultimi giorni ed ore, la mancata manutenzione della rete fognaria e dei tombini che sono praticamente “appilati” ssta portando alla nascita di un fiume che scende per le vie dei Vergini.
La lava!!! La lava!!! Così la popolazione del quartiere Sanità che conviveva con queste alluvioni, dava l’allarme per scappare ai piani più alti dei palazzi per mettersi in salvo, dalla fiumana d’acqua e detriti che scendeva con un impeto spaventoso, fino a quando un uomo Guido Martone riuscì a risolvere questa grave situazione.
Guido Martone volle fare un’esperienza diretta del disastro. Così lavorava e così raccontò: “La strada trasformata in fiumana era una vista terribile. Per osservare il fenomeno, non appena iniziò una intensa pioggia di settembre, chiesi ospitalità a una famiglia, che abitava al primo piano nei pressi di piazza Vergini, e attesi alla finestra. L’acquazzone imperversava sempre più intenso, sentii urlare più volte ‘a lava! ‘a lava!, un grido man mano più vicino mentre venivano calate saracinesche e chiusi in fretta i battenti di negozi, portoni e bassi. Davvero impressionante con i chiusini che saltavano, la pavimentazione che si gonfiava ed esplodeva. Il torrente carico di detriti correva trascinando tutto quello che incontrava da via Fontanelle e da via Sanità, dalla zona di San Gennaro dei Poveri, dalle pendici di Capodimonte e da quelle di Materdei, spazzava piazza Vergini e si buttava su via Foria raggiungendo piazza Carlo III e piazza Garibaldi”.
Martone studiò la zona, verificò di persona la rete delle fogne che risalivano all’800 ed erano percorribili e scoprì l’intoppo: una confluenza tra un canale scolmatore e la galleria sotterranea costruita per portare la “lava” dei Vergini verso il mare. La confluenza bloccava il bacino, facendo da tappo. L’acqua non defluiva e provocava l’alluvione.
Fece deviare lo scolmatore liberando la galleria sotterranea e fece costruire un collettore pedemontano alle Fontanelle destinato a raccogliere in una vasca di sedimentazione i detriti che venivano portati via dopo ogni pioggia.
L’intervento sotterraneo in via Roma, a metà degli anni Sessanta, fu drastico. Fu bloccata l’intera strada. I commercianti della zona ebbero risarcito il danno che derivò alla loro attività con la sospensione dei tributi comunali per tutta la durata dei lavori.
Sotto tutto il tracciato di via Roma passava la “cloaca massima” del sedicesimo secolo con gli affluenti in condizioni ancora più precarie che provocavano crolli e altri dissesti. Nel passato era chiamata “il chiavicone” e vi si gettavano i corpi di gente assassinata. I mucchi dei cadaveri vennero alla luce dopo che avevano otturato la fogna e fu necessario aprirla. Cloaca e affluenti furono interamente rifatti dal dottor Martone che non si arrendeva di fronte a nulla.
Quando Lauro, eletto sindaco nel 1952, aveva chiesto quali fossero i problemi più urgenti da risolvere, Martone gli disse che quello delle fogne era il problema maggiore. Era preparato a fornire tutti i dettagli perché aveva studiato bene il problema e aveva scovato negli archivi comunali tutta la storia delle fognature.
Quanti studi, relazioni, documenti di indagini giacciono nell’archivio comunale che nessuno consulta? Quanti hanno la pazienza e la tenacia di cercarli? E’ anche una questione di cultura. Cercare, trovare, studiare. Chi opera più così? Si ordinano nuove e costosissime indagini per non stancarsi a rovistare nel passato. Chi conosce, tra assessori e tecnici, le storie della città che riguardano più da vicino le loro competenze?
Leggete la conclusione dell’esperienza di Guido Martone, l’uomo che sconfisse la Lava dei Vergini e risolse il problema di via Roma: “Prima di andar via, nel 1977, preparai tutte le carte della rete fognaria che avevo studiato di persona. Vedo scritto ogni tanto che mancano le mappe delle fognature. E’ falso, a meno che qualcuno non le abbia fatto sparire. Le carte sono perfette, dettagliatissime, con i percorsi e le altimetrie”.
Non solo i tombini dei Vergini sono “appilati” ma quelli di quasi tutta la città.Ricordo che da bambino ,a primavera ,si vedevano squadre di fignatori detti in dialetto “spuzzachiàveche” che liberavano le caditoie dai detriti.accumulatisi nell’inverno.Sono anni che non li vedo più.Che fine hanno fatto?
Non solo i tombini dei Vergini sono “appilati” ma quelli di quasi tutta la città.Ricordo che da bambino ,a primavera ,si vedevano squadre di fignatori detti in dialetto “spuzzachiàveche” che liberavano le caditoie dai detriti.accumulatisi nell’inverno.Sono anni che non li vedo più.Che fine hanno fatto?