Maradona e Pelè: due degli “eroi” di un tempo anomalo che Ernesto Tatafiore fa convivere nei suoi nuovi lavori. “Utopico-Filosofico” è il titolo che l’artista-psicoanalista ha dato alla sua mostra al Mac, Museo di Arte Contemporanea di Niteròi, costruito da Oscar Niemeyer, una struttura aerea proiettata sulla Baia di Guanabara, in Brasile. E infatti la mostra, a cura di Mario Franco e Maurizio Siniscalco, dà inizio a un gemellaggio tra Niteròi e Napoli.
Le opere di Tatafiore sono grandi quadri, nei quali i ritratti di artisti e di filosofi, di eroi antichi e moderni – Robespierre e Masaniello, De Chirico e el pibe de oro – si alternano a raffigurazioni allegoriche di concetti filosofici incarnate da rosse immagini di giovani donne nude. Sono opere che Tatafiore ha dipinto di getto, secondo un’ispirazione univoca e urgente, ripercorrendo gli insegnamenti di Giambattista Vico, secondo i quali la storia ha una linea di svolgimento costante, trascendente, ma mai conclusa, soggetta a continui corsi e ricorsi, per cui nessuna civiltà raggiunta può mai essere considerata una conquista definitiva.
Nel corso degli anni Tatafiore ha affrontato temi e soggetti che incrociano memoria pubblica e privata: la storia dell’Occidente e dei suoi eroi da Ulisse a Robespierre, dalla rivoluzione napoletana del 1799 a Mozart, a Lenin; ma anche ricordi dell’infanzia, oggetti d’affezione, viaggi, navigazioni, barche, aerei ed auto veloci, pesci e paesaggi, simboli ed icone della tradizione napoletana sottratti allo stereotipo e al pittoresco. Egli si impossessa del tempo e delle forme con una cadenza ipnotica che non cerca verosimiglianze. I dipinti sono di una severa semplicità, con larghe campiture monocrome, un disegno essenziale. Ma dietro questa ostentata semplicità, accentuata dai colori brillanti o dall’oro dei fondi, si leggono continui spostamenti di senso, ricerche d’oblio e anticipazioni di memoria. Non bisogna mai dimenticare che Ernesto Tatafiore è “anche” psicanalista. Nella visione legata alla psicanalisi lacaniana, ad esempio “il Reale è una costruzione simbolica”, essendo caratteristica del contemporaneo e del postmoderno la perdita progressiva del principio di realtà. Tatafiore perde il confine tra narrazione e rappresentazione. Scrive sull’orlo di un suo dipinto: “I ricordi sono corni da caccia, il loro rumore si perde nel vento”.
fonte: larepubblica.it