Lavoro a Napoli inizio settembre non facile

Settembre, riaprono le fabbriche. Ma sarà un mese difficile per circa 13 mila lavoratori in Campania, tra piani di cassa integrazione, prepensionamenti e commissariamenti. La crisi va dai timori degli operai Atitech alle due settimane di stop forzato per alcuni lavoratori della Fiat di Pomigliano, senza dimenticare l´Idealclima di Salerno, la crisi dilagante nell´industria casertana e la chiusura della Rinascente, che scompare da via Toledo, a Napoli.

Oggi, assemblea all´Atitech, azienda napoletana per la manutenzione degli aerei, legata ai destini Alitalia. Dalle 18 alle 20, in concomitanza con l´incontro governo-sindacati a Roma, i lavoratori napoletani saranno in assemblea. «Bisogna tenere alta la concentrazione – afferma il segretario Rsa Atitech, Giovanni Aruta – È una vertenza difficile, ma con un solo obiettivo, quello di tutelare i lavoratori e garantire i posti di lavoro». Atitech è un polo di eccellenza con 750 dipendenti oltre a 150 lavoratori dell´indotto. «Rinunciare alle elevate professionalità dei lavoratori, caratterizzata da una età media anagrafica bassa, non serve a risanare una compagnia aerea la cui attuale situazione è strettamente legata a scelte manageriali inopportune e fallimentari e alla latitanza dei vari governi» dicono a una sola voce Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugltrasporti, Sdl, che annunciano «una dura e determinata risposta senza precedenti del sindacato napoletano e di tutti i lavoratori».

Clima di attesa anche alla Fiat di Pomigliano, dove lo stabilimento rimane fermo per due settimane. Al rientro dalla pausa estiva, gli oltre 5.000 dipendenti saranno in cassa integrazione da oggi fino al 16 settembre, con il salario tagliato del 33 per cento. Un´altra settimana è prevista a ottobre e una terza a novembre, nonostante l´arrivo della Bravo, che Pomigliano produrrà da metà settembre. «Queste due settimane di cassa integrazione arrivano dopo ferie lunghissime, cinque settimane per gli operai che lavorano alla produzione della 147 e quattro per la catena do lavoro della 159 – dice il segretario regionale Fiom-Cgil, Maurizio Mascoli – il che vuol dire una micidiale onda di ricaduta anche sull´indotto di primo livello, metalmeccanico, chimico e servizi». Oltre un terzo dell´indotto (che oscilla tra i 12 e i 15 mila posti di lavoro) potrebbe essere travolto da una cassa integrazione a catena: una stima di 5-6.000 posti di lavoro. I sindacati hanno già avuto richieste di cassa integrazione, per esempio, dalla Lear di Caivano, dove si producono i sedili delle Alfa, dalla Fma (azienda del gruppo Fiat, con 2.000 addetti) di Napoli, la Ergom di San Giovanni, azienda che produce e assembla componenti in plastica (oltre 700 dipendenti). Tutte aziende concentrate nella provincia di Napoli. A Napoli il 15 settembre chiude anche la Rinascente di via Toledo, con il prepensionamento per 60 dipendenti e la mobilità per tutti gli altri. E, oggi, alle 12, protestano davanti Palazzo San Giacomo anche i 15 ex dipendenti del Consorzio Italia Servizi, licenziati il primo agosto.

La crisi non lascia indenne il Salernitano, con i 250 dipendenti della Idealclima in cassa integrazione, dopo la cessata attività della fonderia. «Abbiamo chiuso un accordo proprio prima dell´estate – dice Mascoli – Ma i patti prevedono anche la reindustrializzazione dell´area e ci sarà da combattere». Sono almeno quattro i punti di crisi nel casertano.

Alla Ixfin (ex Olivetti) di Marcianise, 800 operai sono in cassa integrazione. Stessa situazione per i circa 300 operai della Silia di Pignataro (azienda che produce elettrodomestici. Tensione anche per il gruppo Jabil (ex Nokia-Siemens) di Marcianise. Il consiglio dei ministri, invece, ha appena prorogato di un anno il commissariamento della Finmek, di Santa Maria Capua Vetere e San Marco, allungando così il periodo di cassa integrazione dei 140 dipendenti, che si affiancherà a un massiccio piano di prepensionamenti. «L´iniziativa è una boccata di ossigeno per le maestranze – commenta l´assessore provinciale alle Attività produttive, Franco Capobianco, – ma occorre cominciare subito a lavorare per definire un futuro occupazionale stabile per i lavoratori».
«Non voglio chiamarlo un “settembre nero”. Preferisco parlare di un settembre complicato – dice il segretario generale regionale Cgil, Michele Gravano – Le nostre emergenze ovviamente sono Pomigliano e Atitech, ma non dimentichiamo anche la provincia di Caserta e Salerno. Infine siamo molto preoccupati per il peso sociale dei tagli nel mondo della scuola e dei livelli occupazionali nel pubblico impiego».

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