Fabio Quagliarella è ufficialmente un giocatore del Napoli. L’attaccante ormai ex Udinese ha firmato un contratto di cinque anni.
Prima dice «non so. Non c’è niente di ufficiale». Poi però Fabio Quagliarella saluta i tifosi dell’Udinese come se fosse un addio. E in effetti lo dice tra le
righe che l’anno prossimo non sarà ad Udine: «Ci tenevo a segnare per i tifosi friulani che mi hanno dato tanto affetto dal primo all’ultimo giorno».
«Ultimo giorno», appunto. Intanto l’attaccante chiude il campionato con il gol al Cagliari e con i saluti finali: «Ringrazio i miei compagni che hanno cercato in tutti i modi di farmi segnare. Prima la traversa, poi gli avversari: la palla sembrava non voler entrare».
«Il Quaglia», sorridente, felice e soddisfatto dietro e dentro quel mutismo che gli impongono regolamenti, rispetto per quest’Udinese dove è stato bene e «mariniane» raccomandazioni. Però quanta fatica. Perché vorrebbe gridare a tutti come stanno già le cose, il bomber fiduciario dell’azzurro della Nazionale e ora anche di quello napoletano.
Non ammette, non può. Non racconta, non vuole. Ma neppure nega. Del resto quell’ultima maglietta bianconera lanciata ai tifosi del Friuli, lo stadio tutto in piedi ad applaudirlo (panchina compresa) quando apposta Marino lo tira via dal campo cinque minuti prima dalla fine e poi quel giro di campo a passo lento e commosso con una mano sul cuore e l’altra a dire addio raccontano già bene la fine d’una storia e l’inizio d’una avventura nuova.
E allora, signor «Quaglia», pronto per il grande salto? «Grande salto? In verità pensavo d’essere pronto già due anni fa, quando giocavo a Genova, alla Samp. Intanto – replica – oggi ci tenevo da morire a fare gol. Lo dovevo all’Udinese, alla sua gente per come m’hanno trattato e voluto bene».
E ora il Napoli. «Non è un mistero, per gli azzurri ho sempre fatto il tifo». No, ora il Napoli nel senso che ormai è fatta. «Per favore, non ora, non adesso. Il futuro si vedrà», dice Quagliarella. Parole strappate con la forza, sensazioni rubate a una sorta di silenzio stampa di pura e antica tradizione azzurra. Ma che fa, Quagliarella, comincia a tener la bocca chiusa ancor prima di mettere piede a Castelvolturno?
«Sa com’è, la negoziazione dev’essere ultimata – c’è ancora un po’ di differenza tra domanda e offerta per l’ingaggio, insomma – giusto che Fabio non dica una parola», spiega l’avvocato Bozzo, il fine manager dell’attaccante che già sogna il suo primo giorno da napoletano a Napoli. Anzi, al San Paolo. E perché no, che sogna anche il suo primo gol azzurro a Fuorigrotta.
«Già, il San Paolo. Il San Paolo ti dà molto, ti dà tanto. Il tifoso azzurro non t’abbandona mai», dice Quagliarella. Però è pure esigente. Soprattutto coi napoletani. «Giusto così. Giusto che lo siano», afferma, con il tono e il piglio di chi sa ciò che l’aspetta.
E Donadoni? Fu proprio lui che la fece debuttare in Nazionale. Era il 29 marzo di due anni fa. Italia-Scozia buona per andare agli Europei. «Donadoni? Quando arrivò al Napoli gli dissi un bocca al lupo in diretta, in televisione». Inutile: Quagliarella non ammetterà mai d’aver già parlato con l’allenatore azzurro. I segreti son segreti. E la consegna del silenzio non dev’essere tradita.
fonte:ilmattino