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L´autore del Postino di Neruda a San Giorgio sulla tomba di Troisi

massimo troisiSAN GIORGIO A CREMANO – Ardente pazienza. Suona così il titolo originale del romanzo di Antonio Skàrmeta noto in Italia come “Il postino di Neruda”, da cui Massimo Troisi ha tratto il suo ultimo film. E la pazienza del 67enne scrittore cileno, ospite ieri del Premio Massimo Troisi, è stata ardente per davvero: in senso proprio e non solo metaforico. Sotto un sole a picco che non lasciava scampo, con una temperatura e un tasso di umidità da record, un piccolo corteo di devoti ha seguito le tracce di un pellegrinaggio laico: la piazza dove Massimo è nato e che oggi è intitolata a lui, il suo monumento funebre e la sua tomba, il piccolo teatro dove ha mosso i primi passi.

L´imponente figura di Skàrmeta domina inevitabilmente il corteo, che si muove a metà pomeriggio da Villa Bruno. Ne fanno parte Carlo Giuffrè e i nuovi vertici del Premio Troisi: il presidente Angela Viola e il coordinatore artistico Andrea Esposito, amico d´infanzia di Massimo. Ma c´è anche un altro amico, Alfredo Cozzolino, più volte attore nei film di Troisi. E poi il sindaco Domenico Giorgiano, l´umorista Pino Imperatore e i responsabili della libreria “Vesuviolibri”, partner del premio.

Prima tappa, piazza Troisi, già piazza Garibaldi. «Sembra un anfiteatro, molto adatta a un attore», mormora Skàrmeta. Sul lato ovest della piazza, un edificio color ruggine sostituisce quello crollato alla fine degli anni Settanta e in cui Massimo era nato nel 1953. Sul lato opposto si apre via Cavalli di Bronzo, nella quale il futuro attore era già andato a vivere con la famiglia quando il palazzo crollò, si dice per le vibrazioni prodotte dalla Circumvesuviana. Affacciato sul lato sud della piazza c´è ancora il Bar Sportivo, frequentato nell´adolescenza da Massimo e dai suoi amici.

Seconda tappa, mentre il sole sembra picchiare sempre di più, il cimitero. Di faccia all´entrata principale c´è il monumento in pietra bianca e grigia, un´alta lastra con il nome dell´attore e le date di nascita e di morte. In terra, una sorta di rosa dei venti con i titoli di quasi tutti i film diretti e/o interpretati da Troisi. Il raggio con il titolo “Il postino” punta direttamente al monumento, Skàrmeta riesce solo a dire «sono emozionato», abbracciando chiunque gli si avvicini. Al riparo dal sole, alcuni concertisti in abito da sera erano in attesa del corteo. Gennaro Pedagno canta una romanza di sua composizione: «Ti ringraziamo dei grandi doni/che ci hai regalato/sei stato l´ultimo Pulcinella/Massimo».

A questo punto Skàrmeta e Giuffrè chiedono di essere lasciati soli ed entrano nella cappella poco distante dove Troisi e sua madre sono sepolti: il monumento funebre non coincide infatti con la tomba vera e propria, ma presto la salma dovrebbe essere traslata. Uscito dalla cappella, Giuffrè dichiara: «I poeti non muoiono mai». Skàrmeta annuisce.

Terza tappa, il Centro Teatro Spazio, dove la breve e folgorante carriera di Massimo ebbe inizio. Skàrmeta si informa sulle iniziative collegate al Premio Troisi, l´antico progetto di una scuola di teatro a Villa Vannucchi. «Quando lo vidi al cinema pensai: speriamo che questo non si metta mai a fare teatro, se no per tutti noi è la fine», commenta Giuffrè. Il sole è ancora alto quando il piccolo corteo rientra a Villa Bruno, sede del Premio. Tra gli alberi del parco appare Enzo Decaro, uno che quella storia l´ha fatta.

fonte:larepubblica.it

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