Consiglia Castellaccio miracolata

PIETRO TRECCAGNOLI Consiglia Castellaccio ha 34 anni, ma è come se avesse meno di due settimane. Perché da domenica 26 aprile, quando è andata a Roma per assistere alla canonizzazione di Caterina Volpicelli, è tornata a nascere. Si sente miracolata, guarita da una grave malattia invalidante, una polineuromiopatia che la costringeva da tre anni a vivere con le stampelle, praticamente segregata in casa, al centro di Ponticelli. Consiglia ha i capelli rossi e un volto che ha ritrovato la gioia di vivere. E ha una fede incrollabile. Oggi più di ieri, ora che la santa napoletana «l’ha salvata».


La sua è una storia incredibile e naturale allo stesso tempo. Semplice, come possono essere i miracoli, per chi ci crede. E lei la racconta, con a fianco suo marito Salvatore Finiello, un macellaio di 38 anni, ammutolito dalla meraviglia, e la madre Luisa, che versa solo lacrime di gioia. Consiglia, tre anni fa è stata colpita dalla grave malattia invalidante, simile alla distrofia, a causa di un’infezione. «Avevo la gamba destra paralizzata» racconta. «La sinistra la muovevo a fatica. Mi tremavano le mani e avevo dei frequenti e violentissimi mal di testa». Lavorava part-time in un negozio e ha dovuto abbandonare tutto. Una vita durissima: non poteva praticamente uscire di casa, neanche accompagnare a scuola i due figli, Maria che presto compirà nove anni e Luigi che di anni ne ha sette e mezzo. Tappata nell’appartamento, bloccata da una scala ripida che la divideva da tutto. L’aiutava la devozione per santa Caterina. La sua famiglia è originaria di Materdei dove la fondatrice delle Ancelle è molto venerata. I figli di Consiglia frequentano proprio la scuola della congregazione, a Ponticelli. La malattia ha avuto alti e bassi. Era curata con antibiotici, cortisone e molta fisioterapia. L’ha seguita e la segue il professor Giorgio Iaconetta del policlinico federiciano. Negli ultimi mesi era peggiorata, spiega la sua fisioterapista, Rosa Giannulli, che ieri le ha portato in regalo una borsa da mare («Ha bisogno di divertirsi, ora») e Consiglia si sentiva disperata. «Il venerdì prima del viaggio a Roma, dopo la seduta, sono andata via piangendo» racconta Rosa. «Le avevo sconsigliato di andare alla canonizzazione, troppo faticoso». Ma Consiglia aveva un presentimento: «Le suore di Caterina mi hanno invitato, ma non sono andata per invocare un miracolo. Volevo solo assistere a una celebrazione religiosa straordinaria, che, tra l’altro, coincideva con il mio onomastico.

Per non affaticarmi, per la prima volta in vita mia, ho scelto di usare una sedia a rotelle. Mio marito non se l’è sentita di venire perché si angosciava a vedermi in quello stato». Già durante il viaggio di ritorno, la giovane mamma di Ponticelli ha cominciato a sentirsi meglio. Quando è arrivata a casa ha risalito le scale da sola: «Fino al giorno prima mi dovevano prendere in braccio per portarmi su». Martedì, la guarigione improvvisa: «Con mio marito e mio figlio siamo andati a un centro commerciale. Luigi voleva una maglia rossa. Quando ha visto una che gli piaceva, mi sono diretta verso il negozio, abbandonando le stampelle. Ho camminato da sola. Mio marito mi guardava con gli occhi sbarrati. Quando sono tornata in auto, siamo rimasti seduti, increduli per molto tempo, senza parole. Che mi è successo, che mi è successo? mi chiedevo». Mercoledì è tornata da medico: «Appena il professore mi ha visto è rimasto stupefatto. Ora sto continuando la mia cura, lo farò almeno per un’altra decina di giorni». La madre Luisa, asciugandosi le lacrime la sostiene: «Ci ha aiutato Gesù, grazie all’intercessione di Caterina, ma anche la scienza ha fatto la sua parte». Hanno parlato con la madre generale delle Ancelle, Concetta Liguori, che le ha autorizzate a divulgare l’inspiegabile guarigione. La Chiesa va sempre cauta nel gridare al miracolo. Ma la coincidenza è clamorosa e la rapidità sorprendente. «Il 17 maggio, mia figlia farà la prima comunione» dice ancora Consiglia. «Già prima del miracolo avevamo prenotato un viaggio a Parigi. Sapevo che andare a Disneyland con le stampelle sarebbe stato durissimo, ma Maria aveva diritto a una vacanza speciale con la famiglia. Ora ci andrò con le mie gambe, e sarò ancora più felice, perché mi sento anch’io come una bambina che ha voglia di correre».

fonte: ilmattino.it

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